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sabato 17 ottobre 2009

Ponte di Nona: un superluogo umanamente sostenibile?

Con questo post inizia il nostro approfondimento sulla nuova realtà urbanistica che stiamo abitando e vivendo, noi a Ponte di Nona (Roma). Il concetto di centralità metropolitana. I grandi centri commerciali sono stati definiti "superluoghi" Vi invito alla lettura di questi brevi brani che possono essere utili per "rileggere" con consapevolezza il nostro quaartiere e il suo rapporto con la città... (dal sito www.superluoghi.it)

ll paesaggio metropolitano è caratterizzato oggi per enclaves iperspecializzate.
In quello che è stato più volte definito lo sviluppo “metropolitano” o “diffuso” della città, sono quasi del tutto scomparsi i caratteri locali, i luoghi multifunzionali, gli elementi di collegamento tra il paesaggio naturale e quello edificato, gli spazi pubblici tradizionali della piazza e della strada, i confini tra la città e la non città.
Molto spesso l’urbanistica e l’architettura hanno prodotto quartieri monofunzionali, “monografie” rinchiuse in se stesse ed alienanti, che hanno sottratto vitalità e identità ad altre parti del territorio metropolitano (cinema multisala vs cinema nei centri storici, grande distribuzione vs mercati rionali ecc.).
La dispersione e la frammentazione sono divenute “padrone del campo”, stabilendo una nuova tipologia di connettività urbana e territoriale. Il prodotto di questo fenomeno potrebbe essere definito come un sistema dove il rafforzamento del significato di “movimento” (circolazione nello spazio, informazione e cambiamento rapido di direzione) attribuisce nuovo valore agli aspetti fisici della città stessa. Il concetto di flusso rappresenta la forma di questo movimento, in contrasto con il modello tradizionale di località centrale ed hinterland.
Nello stato di “flusso permanente” della società, si assiste cioè al passaggio dal modello di città centrale a quello policentrico o integrato, fino alla più contemporanea definizione della città come “rete o ragnatela di attività”, caratterizzata da nodi e luoghi di flusso.
Dal nostro punto di vista, i nodi della città metropolitana – siano essi i luoghi del commercio, del tempo libero, dello scambio, della mobilità, della residenza - per poter fornire risposte urbane alle esigenze dei suoi abitanti, dovrebbero corrispondere ad un sistema integrato di luoghi e di flussi per consentire un movimento relativamente semplice di persone, cose, merci ed informazioni;esprimere compiutezza semantica per poter rappresentare i centri diffusi o le nuove centralità della città metropolitana; contenere tutti gli elementi di sostenibilità urbana, sociale, ambientale per poterne garantire vitalità ed identità. Un luogo di flusso – parte e componente di un sistema più complesso – dovrebbe esprimere caratteri di interdipendenza piuttosto che di indipendenza.
Se la città contemporanea è un sistema di nodi interconnessi che compongono reti e ragnatele di attività, i “superluoghi” sono da considerarsi come nodi appartenenti contemporaneamente ad una molteplicità di reti, locali e globali: luoghi degli scambi a scala planetaria tra le città, i gruppi sociali, le forze economiche che partecipano alla globalizzazione, funzionali cioè ai flussi materiali e immateriali che strutturano l’ordine economico mondiale (persone, merci, capitali, informazioni, saperi, creazione d’immagine), ma anche luoghi del lavorare, dell’abitare, del tempo libero, della mobilità, della permanenza, della socialità, quindi del vivere la dimensione metropolitana quotidiana.

La nostra ipotesi è che la creazione di relazioni di interdipendenza tra superluoghi, città, territorio debba essere intesa cercando declinazioni possibili e parafrasando quella che J. Borja e M.Castells affermano essere la principale sfida della città contemporanea, cioè “la capacità di comporre lo spazio dei flussi globalmente integrati e lo spazio dei luoghi localmente frammentati, nella cui specificità si ritrova la forma concreta della vita quotidiana” (J.Borja, M. Castells: “La città globale”, ed. De Agostani, Novara 2002).
Questo significa, per la pianificazione e la progettazione dell’architettura urbana, articolare il proprio fare in funzione di alcune parole chiave:

Connessione: lo stato di connessione di un luogo dipende dalla sua collocazione rispetto alle reti di trasporto pubblico, privato, alle reti tecnologiche, ma anche dalla sua accessibilità pedonale o ciclabile.
Il superluogo dovrebbe essere pertanto un nodo territoriale che raccoglie tutti i flussi della mobilità, che offre molteplici possibilità di avvicinamento, per poter garantire la maggior sinergia possibile tra le sue funzioni specifiche e le attività della vita quotidiana.

Ibridazione: il carattere ibrido di un luogo fa riferimento al superamento di vocazioni monofunzionali verso una tale mixitè di funzioni, attività, servizi, spazi (pubblici, privati, per le auto, le biciclette i pedoni) tali da garantire uno spettro articolato di situazioni ed esperienze urbane: in questo caso non sono gli orari di apertura e chiusura a scandire la vita di un luogo, ma le variazioni nel tempo di ritmi e usi.
Lo stato di ibridazione di un superluogo dipende quindi dalla presenza, dall’assenza, dalla complessità, dalla qualità di questa “mixitè”; dall’andamento dei ritmi che animano il luogo e non da orari di apertura e di chiusura. Il superluogo dovrebbe creare un sistema ibrido tra schema urbano, architettura, attività per il tempo libero, per il commercio, la cultura, il lavoro.

Vulnerabilità:La vulnerabilità di un luogo riguarda principalmente la qualità dei suoi spazi pubblici e la loro capacità di generare relazioni, incontri, aggregazione tra le persone. Per ragioni di sicurezza spesso gli spazi pubblici di centri commerciali, aeroporti, stazioni etc… sono il regno di cancelli, barriere, telecamere, e chi li gestisce ha la facoltà di respingere le persone non gradite, perché legittimato a considerare le aree di sua proprietà. Un luogo pubblico è al contrario vulnerabile quando ospita contemporaneamente, magari in orari scaglionati, gente di età, interessi, appartenenza sociale diversa, ma soprattutto quando può ospitare l’inaspettato, un comizio, un concerto, uno speach-corner. Un superluogo dovrebbe allora essere dinamico come i flussi che lo attraversano, in parte irrisolto o incompleto, aperto a cambiamenti repentini d’uso e di significato, possibilità per gli users di modificarne ed appropriarsi dei suoi spazi secondo le diverse pratiche che vi potrebbero avere luogo.

Porosità: la porosità di un luogo riguarda lo stato dei suoi confini, il loro essere elementi che consentono o meno l’instaurarsi di relazioni tra ciò che sta al di qua e al di là dei confini stessi. Una linea di confine può fungere da barriera ideale che isola un luogo dal contesto, oppure da occasione per creare fusioni tra elementi costruiti e del paesaggio, consentire relazioni tra logiche e sistemi spaziali differenti, restituire nuovi significati al contesto. Una linea di confine presuppone l’esistenza di un varco, di una soglia.
Può trattarsi di “porte” o di ambiti più complessi, ed essere preposti solo all’attraversamento, oppure anche alla sosta o al dispiegarsi di situazioni e attività rese possibili dal potere attrattivo del luogo. Perimetri e soglie dei superluoghi dovrebbero quindi essere membrane dinamiche attraverso le quali avvengono interazioni e trasformazioni con il contesto urbano stabilendo nuove relazioni creative.

Autenticità: I luoghi/territori della globalizzazione, hanno rapidamente assunto un proprio valore estetico ed architettonico. Inizialmente frutto della “sublimazione urbanizzata della felicità kitsch” (F.Irace: “Multipiani per gli acquisti”, in “Sole24Ore”, 27-12-2000), in molti casi l’autenticità di questi luoghi è diventata un pretesto per ricostruire i centri storici delle città italiane, attraverso la successione di surrogati architettonici, pastiche di stili sfacciatamente neobarocchi, neorurali, neorinascimentali. In seguito la costruzione delle identità dei superluoghi è stata affidata alla firma di un archistar, sorta di novello Victor Gruen, in grado, da solo, di stabilire l’autenticità dei luoghi della globalizzazione. Il superluogo dovrebbe invece essere il mezzo per far risorgere il reale, la realtà urbana della città contemporanea.
(Rem Koolhas: “The next big thing” in “Project on the city, guide to shopping”, ed.Taschen, Spagna, 2001).

giovedì 15 ottobre 2009

La Nuova Collatina: fine primo tempo (Ponte di Nona vs collegamenti stradali 1-0)


Bello percorrere il tratto appena rifatto. Un asfalto che permette agli automezzi di scorrere via come una palla di biliardo. E poi è larga. Scompare quella sensazione claustrofobica che c'era prima degli agognati lavori e i pericoli conseguenti alla vicinanza degli autoveicoli che si sfioravano. Si vedono addirittura marciapiedi. E le interruzioni per gli allargamenti ormai sembrano un vecchio brutto ricordo. Spettacolare è la nuova rotatoria in uno degli incroci più rischiosi di Roma. Utile non solo per chi deve percorrere la Collatina ma anche per chi proviene o deve svoltare in Via di Salone (ancora allo stato brado purtroppo).
Un plauso al Comune di Roma che sta rispettando le promesse fatte. Ma il fischio finale della partita ancora non c'è e siamo giunto solo al primo tempo.
Il rifacimento, per ora, è previsto da Ponte di Nona nuova sino all'incrocio con Via dell'Acqua Vergine. L'intenzione, da parte dei politici, è di rifare il tratto sino alla Rustica e dotare tutta la via di una illuminazione adeguata. Il lavoro portato a termine dovrebbe prevede anche un indispensabile collegamento con il raccordo anulare una rotatoria a Via dell'acqua Vergine
Coraggio!
Tutti i cittadini aspettano che il lavoro sia completo.

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